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IL 28 NOVEMBRE SI PRESENTANO I JWOC2025
ERNESTO RAMPADO: L'ORIENTEERING MI HA DATO TUTTO
BOLZANO: Tessera AA18, 45 anni di Orienteering, anno di nascita 1942 nel paesino di Fiè allo Sciliar. Ernesto Rampado è una di quelle figure eroiche del mondo dello sport, e in particolare dell’Orienteering. Un personaggio catapultato nel 2024 da un’altra era, quella in cui le cose si facevano per passione e la gente aveva quell’aria genuina che ti portava ad avere un’innata fiducia nel prossimo. Perché l’Ernesto è così, uno che ancora oggi, a 84 anni, ti parla del suo Orienteering come se lo stesse vivendo, anche se alle gare ci va con meno frequenza.
“Da 3 anni però ho un po’ mollato” racconta con il solito fare bonario di uno che a questo sport ha dato tanto. “Anche l’Orienteering però mi ha saputo restituire molto. Ho ricevuto la medaglia dal CONI, dalla Provincia di Bolzano e dalla FISO. Il massimo che potessi avere. Ad esempio, la Provincia di Bolzano mi ha premiato in un’occasione in cui ero in mezzo a grandi atleti e personaggi dello sport. Loro grandi campioni ed io ero con loro. Che orgoglio. Poi siamo stati tutti a una cena con il Presidente. Bellissimo”.
Umile e mite, ma se gli parli di Orienteering allora vince pure la timidezza e con i suoi occhi piccoli ti riassume una carriera intera. “Abbiamo vinto tutto - con il TOL intendo - e pure io mi sono tolto le mie soddisfazioni nelle varie categorie. Abbiamo praticato la Corsa Orientamento, la Mtb-O e lo Sci-O. Se ci penso. Sono partito dal GOB (Gruppo Orientisti Bolzano) e poi sono passato a Terlano”.
Altri tempi, con una realtà storica completamente differente. A sentire questo aneddoto quasi non ci si crede. “Sono stato eletto presidente del TOL. Non è stato per niente un inizio semplice per me. Un italiano a guidare una società tedesca. Era un’altra era. Se eri italiano venivi ostacolato e così fu pure per me. Ci impiegai 2 anni per iniziare a farmi ben volere. Però dimostrai, con il lavoro e l’impegno, di essere una persona di fiducia e di buona volontà. Il primo a concedermi un’apertura di credito fu il sindaco di allora. Ogni giorno lo chiamavo e lo tenevo informato sulla nostra attività sportiva. Sapeva tutto di noi, quali ragazzi portavamo in società, agli allenamenti o alle gare. Poi nel corso del tempo le cose sono diventate più semplici”.
Una caratteristica di Ernesto Rampado è sicuramente sempre stata quella di saper fare gruppo e di andare avanti all’insegna del lavoro. “Ho trovato delle persone importanti che mi hanno dato una mano. Penso a Roland Huber ed Elisabeth Gruber. Oppure alla mia famiglia. Senza il supporto importantissimo di mia moglie non avrei potuto fare nulla. Poi anche i miei figli”.
Che ci si trovi di fronte a un monumento sportivo della comunità altoatesina è ben chiaro. Non lo dicono le parole, ma sono i numeri a supportare la tesi. “Ho lavorato molto in parecchie zone dell’Alto Adige. In particolare penso all’area di Castelrotto e Nova Ponente. Ogni anno 50-60 ragazzi partecipavano alle nostre attività. Credo di aver perso il conto di quanti studenti siano passati dai nostri corsi di Orienteering. Ne proponevamo 4-5 l’anno. Ho sempre pensato che alle cose bisogna star dietro, ed io mi impegnavo per far sì che prendessero la giusta direzione. Forse era più semplice realizzare le progettualità, sia da un punto di vista della burocrazia che della risposta delle persone. L’altro impegno che mi prendevo era la ricerca degli sponsor. Ne avevo 4-5 che mi hanno seguito per diversi anni. Li ringrazio”.
Il disimpegno di una figura iconica ha progressivamente visto venir meno anche alcune attività. “I giochi studenteschi non si fanno più. Anche la nostra società si è ridimensionata. Sono cambiate le persone. Pure i ragazzi mi sembrano distratti da tante cose. Con loro ci vuole pazienza, vanno coinvolti. Ci sono anche meno adulti che mettono a disposizione il loro tempo. Ad esempio io facevo decine di telefonate, anche solo per un allenamento. Prima dovevi avere il permesso dei genitori, poi parlare con i ragazzi. Per un allenamento, non esagero, arrivavo a fare 50 telefonate”.
Con così tanti atleti passati per le fila del TOL ci si chiede a chi sia rimasto più legato. “Contatti non ne ho più molti, ma penso soprattutto a Renate Fauner. È cresciuta con noi, poi è stata in Svezia, rimanendoci sempre vicina. Ora ha 5 lauree, 3 figli e poco tempo per l’Orienteering”.
Ci si chiede cosa sia piaciuto così tanto a Rampado da farsi rapire da questo sport: “Il mio tempo libero era tutto per l’Orienteering. Mi piace correre nel bosco. Meno in città. Certo ho corso anche a Venezia, ma è un’altra sensazione. Ora non corro più, ma vado sempre a funghi, il bosco regala emozioni uniche”.
Dirigente, accompagnatore e all’occorrenza pure allenatore. “Facevo le cartine a casa e poi posavo i punti. Andavo il giorno prima, o la sera, e posizionavo i nastri, non le lanterne, c’era il pericolo che le rubassero. Sono stato tanto a Monticolo, Colle Pietra, Nova Ponente e Meltina'.
Quella dell’Orienteering è una comunità che si crea e mantiene legami, si formano amicizie. “Ho tanti amici. Parlo di quelli della mia generazione. Quando non vado alle gare mi salutano tramite i miei figli. In tanti chiedono di me. Ci conosciamo tutti. Sono stato in tutta Italia per le competizioni. Dalla Calabria alla Sicilia, con bus, pulmini, quanta organizzazione. In inverno ero alla ricerca degli hotel. Già sei mesi prima cercavo l’albergo migliore per i ragazzi, per stare il più vicino possibile alla zona di gara e li ho sempre trovati. Passavo ore al pc, cercando anche buoni prezzi. Sono felice di quello che ho fatto. Eravamo una grande società con anche atleti azzurri. Oltre a Renate Fauner abbiamo avuto Klaus Schgaguler, Verena Troi, Christine Kirchlechner. Poi magari andavano via, per offerte migliori, però sono nati da noi”.
I legami hanno fatto sì che nella società ci fossero atleti che venivano da lontano. “Oleg e Larisa (Anuchkin) abitano in Valtellina, ma nostri tesserati. Con loro un rapporto di lunghissimo corso. Li avevo aiutati a venire in Italia dalla Russia. Così fu con Misha Mamleev e un altro russo, Andrei Pruss, che è stato CT, ed è vissuto a casa nostra per un po’”.
Il tempo sembra volato, e sono già passati 45 anni. Oggi Rampado si tiene sempre aggiornato sul mondo FISO tramite i figli “ma ogni tanto nel computer ci guardo pure io” e si gode le soddisfazioni di una vita. Pure ora si tiene impegnato e oggi c’è una riunione di famiglia per festeggiare il compleanno di sua moglie, ma pure al TOL qualche incarico da svolgere lo reclama sempre.
a cura di Pietro Illarietti